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CI MANCHERAI PERA

Una grande persona, un grande Allenatore.
Lo Sci Club Druscié esprime il suo cordoglio alla famiglia di Andrea Puicher Soravia, scomparso ieri, 18 novembre, dopo aver combattuto per due anni con determinazione contro la leucemia.
Andrea, è un momento molto difficile anche per tutti noi che, nel periodo nel quale hai allenato lo Sci Club
Druscié, abbiamo avuto il piacere di conoscerti professionalmente ma abbiamo anche apprezzato
molto il tuo lato umano. Ti ricorderemo con il sorriso e con quell’energia positiva che
hai sempre manifestato nei confronti dei tuoi atleti e colleghi.
Ci mancherai PERA

Flavio Alberti

presidente Sci club Druscié Cortina

UN’ALTRA TESI DI LAUREA ANALIZZA IL LAVORO DELLO SCI CLUB DRUSCIÈ

Dopo quella di Carmine Foscolo nel 2019, un’altra tesi di laurea mette a fuoco l’attività dello Sci club Druscié di Cortina. È la tesi discussa nei giorni scorsi da Lodovica Giannini all’Università degli studi di Roma “Foro Italico” che, al termine del Corso di laurea magistrale in Management dello Sport, ha affrontato il tema “Il ruolo del brand nel marketing dei servizi”.
«La valorizzazione del brand oggi è un ambito strategico per il successo non solo nelle grandi società ma anche per quelle più “giovani” che realizzano prodotti e servizi di qualità. È la chiave di volta che aiuta a differenziarsi in mercati ipercompetitivi e iperaffolati di proposte» sottolinea la neo dottoressa. «Dall’analisi del ruolo del brand nel marketing dei servizi, emerge che l’unicità di un brand è determinata dall’eccellenza nel servizio che a sua volta dipende dalla consapevolezza delle persone circa i fondamenti del brand e dalla loro capacità di mantenere le promesse comunicate dall’azienda. Le società che cercano di fornire un servizio completo, e concentrandosi su una strategia di branding, riescono a portare benefici alla società non solo in termini economici, ma anche in termini di fidelizzazione, costruendo così un valore sostenibile nel tempo, come nel caso dello Sci Club Druscié».
A Lodovica le congratulazioni di tutti noi!

SCD

IL RITORNO DI KECCO GORIAN

Aveva vestito la tuta del Druscie dal 2006 al 2011. Ora, dopo esperienze tra Veneto e Friuli, ritorna con noi. È Francesco Gorian, 53 anni, allenatore di secondo livello con una grande esperienza soprattutto con i più piccoli. Un gradito ritorno quello di Francesco a cui dedichiamo il 19.mo e conclusivo appuntamento de #ildrusciesiracconta, la serie di interviste dedicate ai tecnici della nostra società.

Kecco, un gradito ritorno il tuo, dopo quasi dieci anni.

«Sono davvero contento di essere di nuovo con il Drusciè, un club che in questo periodo è cresciuto molto nei numeri, nell’organizzazione e nella gestione. Un bel gruppo di lavoro che ritrovo, ampliato, dopo anni nei quali ho maturato esperienze diverse. Credo che cambiare, ogni tanto, sia necessario perché permette di vedere le cose da un altro punto di vista, migliorare, crescere».

Torni al Drusciè ritrovando tanti tecnici con i quali già hai lavorato.

«Ritrovo Michele Canei, responsabile della categoria Baby/Cuccioli, con il quale avevo lavorato a suo tempo. Trovo un gruppo di allenatori affiatato che sono sicuro sarà uno stimolo per imparare ancora».

Quali sono gli obbiettivi che hai per i tuoi Cuccioli?

«Vorrei riuscire a farli lavorare divertendosi. Credo che a questa età la tecnica vada insegnata in maniera precisa e che occorra porsi degli obbiettivi ma senza focalizzarsi sul risultato immediato. Serve stimolare queste ragazzi, dare loro delle regole e dei punti di riferimento che costituiranno la base per passare poi alle categorie superiori. Ci deve essere, insomma, un impegno importante ma vissuto con leggerezza: se si lavora divertendosi, l’apprendimento diventa più facile».

JACOPO CUCCAROLLO E I CHILDREN: «LA PAROLA CHIAVE È AGGREGAZIONE»

#ildrusciesiracconta, la serie di interviste dedicate ai tecnici della nostra società, propone il 18.mo appuntamento. Protagonista è Jacopo Cuccarollo, responsabile della categoria Ragazzi-Allievi, 32 anni, allenatore di III livello, al Drusciè da cinque stagioni.

Jacopo, le categorie Ragazzi-Allievi rappresentano una sorta di “cerniera” tra lo sci vissuto come gioco, quello di Baby e Cuccioli, e l’agonismo di alto livello della categoria Giovani. Categorie non facili …

«In effetti le categorie Ragazzi e Allievi sono categorie complicate, con i giovani atleti che cominciano a fare sul serio, con gare che richiedono impegno atletico e affinamento della tecnica. Una cosa che complica le cose è il divario di età: un anno o due, per ragazzi così, giovani, sono un abisso. Ecco che è fondamentale, per la crescita di ogni ragazzo, creare aggregazione. Non è una cosa facile ma credo che la stiamo realizzando, con soddisfazione. Abbiamo la fortuna di avere quattro allenatori dedicati ai Children: ognuno segue otto/nove ragazzi e si riesce a soddisfare le esigenze di tutti».

Come è andata la preparazione estiva?

«Innanzitutto, devo dire che durante il “lockdown” i ragazzi sono stati tutti bravi con la preparazione atletica, anzi hanno incrementato il lavoro rispetto al passato. Il periodo di chiusura forzata li ha resi ancora più motivati nel rimettere gli sci ai piedi».

A proposito di sci, avete già fatto diverse sessioni di lavoro.

«Principalmente allo Stelvio, ma siamo stati anche una settimana in Germania, alla ski-dome di Wittenburg . Ad oggi abbiamo circa venticinque giorni di sci, in linea con il passato, dunque, nonostante siamo partiti un po’ dopo. Appena è stato possibile, abbiamo effettuato i test sierologici, per garantire a tutti sicurezza, e abbiamo cominciato il lavoro. Un lavoro che è stato in linea con quello degli altri anni, magari anticipando un po’ il lavoro sui pali».

Quindi, siete pronti.

«Sì, noi siamo pronti. Attendiamo di conoscere protocolli e calendari. Non vediamo l’ora di essere di nuovo al cancelletto»

IL RITORNO DI MARIA VITTORIA DI FAZIO, ALLENATRICE CRESCIUTA NEL DRUSCIÉ

Protagonista del 17.mo appuntamento de #ildrusciesiracconta, la serie di interviste dedicate ai tecnici della nostra società, è Maria Vittoria Di Fazio, new entry nello staff Baby e Cuccioli

Maria Vittoria, il tuo, in realtà, è un ritorno.

«Sì, è proprio così. Ho iniziato a sciare e gareggiare, nella categoria Baby, nel Druscié, rimanendovi fino alla categoria Giovani».

Poi?

«Poi ho smesso con l’agonismo ma la passione per lo sci e per la neve è rimasta. Una passione grande. Ho fatto il corso maestri e ora eccomi qui. Curiosa di misurarmi dall’altra parte della barricata. E anche un po’ emozionata. Senz’altro desiderosa di trasmettere e condividere la mia passione, far capire ai ragazzi che uno sport come lo sci può darti tanto, può farti crescere e maturare, può offrirti una marcia in più per affrontare la vita».

Che cosa ti aspetti da questa nuova esperienza?

«Vorrei, prima di tutto, che i piccoli atleti prima di tutto siano felici di sciare. E che abbiano voglia di migliorare giorno dopo giorno. Che siano spinti da un sano spirito competitivo, prima di tutto con se stessi. Tra l’altro a questa età i ragazzi sono delle vere e proprie spugne, in grado di imparare e automatizzare movimenti complessi, come ad esempio una curva di gigante, con grande semplicità. Credo che il segreto per ottenere buoni risultati in queste categorie, risultati in termini di miglioramento personale perché per quelli agonistici c’è tempo, il segreto dicevo credo si trovi nell’equilibrio tra impegno, divertimento e spensieratezza, equilibrio che un piccolo atleta deve trovare soprattutto grazie agli allenatori e ai genitori».

STELVIO AZZURRO PER GAIA PALAMARA

In questi giorni la nostra Gaia Palamara è allo Stelvio per un raduno del gruppo azzurro degli Osservati. Per la ragazza veronese si tratta di un’ulteriore bella occasione di crescita e confronto, oltre che di preparazione in vista della stagione 2020-2021 che è sempre più vicina. Per questo raduno, che si chiuderà mercoledì, 30 settembre, il direttore tecnico giovanile Massimo Carca ha convocato undici donne e quindici uomini.

Approfondimenti qui.

FRANCESCA BETTINELLI, LA REGISTA DEL DRUSCIÉ

Il 16.mo appuntamento de #ildrusciesiracconta lo dedichiamo alla “cabina di regia” della nostra società, ovvero la segreteria. Microfono, dunque, a Francesca Bettinelli.

Francesca buongiorno. Possiamo paragonare il tuo ufficio a una cabina di regia?

«Sì, perché la segreteria segue l’ambito amministrativo, quello contabile e quello logistico. Naturalmente anche tutto ciò che ruota attorno alle iscrizioni alle gare e all’organizzazione degli eventi. E poi il supporto all’attività degli allenatori».

Un lavoro molto vario, indubbiamente.

«Vario e senza sosta. Lavoriamo dodici mesi all’anno. L’ufficio rimane chiuso solamente due settimane».

Quali sono i periodi di maggiore intensità?

«Per quanto riguarda il front office, e quindi il rapporto con i soci e il lavoro per le gare, il periodo di tempo che va da dicembre ad aprile. Il lavoro di back office, magari meno visibile ma fondamentale per gettare le basi della stagione successiva, quello che da da maggio-giugno a settembre-ottobre».

I successi dei ragazzi e della ragazze del Druscié li senti anche un po’ tuoi?

«Sicuramente sì. Mi piace pensare al mio lavoro come al primo anello di una lunga catena».

Quale la soddisfazione più grande?

«Lavoro qui dal 2014 e la soddisfazione più importante è aver visto la crescita del club, sia come numero di soci sia come numero di atleti e qualità dell’attività. Negli ultimi due tre anni la crescita è stata esponenziale. Belle soddisfazioni sono anche quelle a livello personale: questo posto di lavoro mi ha aiutata a crescere, ho imparato un nuovo modo di lavorare».

FREESKI: LO SCI E LA MONTAGNA A 360 GRADI. IL PUNTO DI ALICE MARES E YURI SACCHET

15.mo appuntamento de #ildrusciesiracconta, la serie di interviste dedicate ai tecnici della nostra società. Protagonisti sono Alice Mares e Yuri Sacchet, del progetto Freeski.

«Il progetto Freeski è nato alcuni fa da un’idea di Flavio Alberti che, da grande visionario, ha intravisto la possibilità di creare una collaborazione tra sci club Drusciè e Scuola sci Cortina» spiegano Alice e Yuri. «A Cortina non esisteva nulla di simile, oggi invece sono diversi quelli che ci copiano e tentano di creare un prodotto simile».

A chi si rivolge in particolare?
«Questo servizio è rivolto a ragazzi e ragazze dagli 8 ai 18 anni e risponde alle esigenze di quanti cercano continuità nella pratica dello sci sotto l’attenta guida di professionisti ma non hanno la possibilità di seguire un percorso agonistico in seno ad uno sci club. Oppure talvolta può fungere da sorta di “bacino di decantazione” per i nostri giovanissimi i quali, al contrario, possono migrare nelle fila dello Sci club Drusciè e intraprendere la via delle gare».

I numeri vi stanno dando ragione …
«Dopo sei anni, il progetto dello JuniorTeam/Freeski è in continua crescita, e il numero degli iscritti è in aumento. Nella stagione 2019/2020 gli allievi che sono transitati nel Freeski sono stati all’incirca 130. Numeri importanti, certo. Proprio per questo, per mantenere un livello qualitativo elevato il numero di aderenti è controllato. Il livello tecnico dei partecipanti è molto alto ed equilibrato, per questo riusciamo a costituire gruppi omogenei in base all’età e alle varie esigenze. Il team di tecnici è affiatato e assolutamente coordinato: prima e durante la stagione sono svariati i confronti tra questi e vertono sulla pianificazione del lavoro e dell’organizzazione operativa».

Quali gli obbiettivi specifici del progetto Freeski?
«Sono molteplici: naturalmente il miglioramento della tecnica, nelle varie tecniche e specialità, ma anche far conoscere il territorio e il terreno sul quale ci esprimiamo, la neve e la montagna. Ancora, mantenere vivo l’interesse anche nei più “grandicelli” i quali, di norma, sono soggetti a distrazioni “adolescenziali” da una certa età in su. Nella pratica ciò si traduce in una serie di attività diversificate che vanno dal freeride al freestyle, dal telemark all’allenamento tra i pali».

Tante proposte presuppongono anche un numero di tecnici molto elevato e specializzato.
«Sì. E infatti tra di noi ci sono guide alpine, istruttori di telemark, allenatori e specializzati nel freestyle. Ognuno contribuisce a proprio modo trasmettendo, oltre alla tecnica, il rispetto e la passione per la montagna ai propri allievi».

Dove volete arrivare?
«Guardando avanti siamo consapevoli di dover continuare ad innovare. Nell’immediato c’è l’incognita post Covid19 ma noi vogliamo essere ottimisti e propositivi. Per la prossima stagione abbiamo in programma delle piccole novità che arricchiranno ulteriormente questo fantastico progetto. Quali sono? Per ora non si può dire… è una sorpresa»


LUCA LACEDELLI E L’INFINITA PASSIONE DEI MASTER

14.mo appuntamento de #ildrusciesiracconta, la serie di interviste dedicate ai tecnici della nostra società. Protagonista è Luca Lacedelli, allenatore di terzo livello, tecnico dalla notevole esperienza che da qualche anno segue i Master Druscié, oltre che René De Silvestro, il nostro azzurro della nazionale di sci paralimpico.

Luca, ormai da qualche anno segui i master del Drusciè. Che esperienza stai vivendo?

«Una bella esperienza, un’esperienza di crescita. Quando ho cominciato, sette-otto anni fa, eravamo un gruppo di cinque-sei, ora siamo più di venti».

Che tipo di atleta è il master?

«I master hanno una passione pazzesca. Lavorano tutta la settimana e poi nel week-end fanno delle levatacce per essere sugli sci, allenarsi, gareggiare. Davvero un entusiasmo incredibile».

E poi sono molto agonisti.

«La loro è una passione forte e a volte bisogna frenarli perché l’obiettivo è il divertimento e … arrivare sani lunedì mattina al lavoro. È bello comunque vedere l’entusiasmo che li caratterizza e le sfide tra di loro. Ed è bello anche vedere come sono ricettivi nel recepire i consigli che vengono dati loro e l’impegno che mettono per migliorare. In questa stagione, pur interrotta a metà, abbiamo fatto delle belle cose sulla nuova pista alle Cinque Torri».

Quali le soddisfazioni maggiori d questi anni?

«Le soddisfazioni sono state tante. La più grande è che siamo un gruppo molto bello, armonico. Di questo devo dire grazie anche al Demaz e a Matteo Gobbo che collaborano con me».

CARLO CECCATO, HIRSCHER E IL SEME BUONO

Eccoci al tredicesimo appuntamento de #ildrusciesiracconta, la serie di interviste dedicate ai tecnici della nostra società. Protagonista è il “Cek”, vale a dire Carlo Ceccato, allenatore del gruppo Giovani maschile del Druscié. Il tema che gli abbiamo chiesto di sviluppare è quello del talento.

Carlo, come fa un allenatore a valorizzare il talento dei suoi atleti?

«Per rispondere a questa domanda bisogna innanzitutto capire cosa è il talento. C’è chi si riferisce il termine talento al “bambino talentuoso” o al “bambino dalle doti straordinarie”, cioè a colui che si caratterizza per promettenti caratteristiche fisiche o tecniche e che in un futuro potrebbe raggiungere importanti risultati a livello sportivo. Un’altra definizione di talento sportivo è relativa a chi ha maggiore reazione agli stimoli di allenamento; ha una reazione positiva a stimoli di intensità superiore; ha un’applicazione corretta e creativa delle tecniche anche in condizioni mutevoli; ha delle soluzioni personale dei problem, ha una notevole capacità e rapidità di apprendimento. Ecco, mi pare che queste due definizioni spieghino bene che cos’è un talento. Chiarito il concetto di talento, bisogna capire se l’atleta in questione ne è dotato,  con vari  criteri di valutazione. Ne cito alcuni: il livello delle capacità generalmente molto al disopra della media per la giovane età; la velocità di sviluppo di queste capacità, quando incontrano le condizioni più favorevoli; la motivazione, che il giovane manifesta in modo costante per la sua crescita personale in ambito sportivo». 

Ma il talento, da solo, basta a far vincere nello sport?

«La risposta è certamente no: il talento da solo non è mai bastato, non basta e mai basterà. Qualsiasi sport si pratichi a qualsiasi livello, il talento va “aiutato con una serie di azioni, coltivato ed esercitato con costanza e determinazione, perché alla fine possa produrre buoni frutti”». 

Quindi non basta nascere Hirscher per diventare Hirscher?

«No. Assolutamente no. Ci sono atleti veramente dotati che, nella vita e nello sport, hanno combinano poco e niente. Avere talento, non è di per sé la chiave di volta per diventare dei campioni. Molto spesso, ragazzi dotati con la scusa di avere “talento” in allenamento s’impegnavano poco se giocavano o gareggiavano in competizioni poco importanti non davano quasi mai il meglio di sé, poiché pensavano di essere “imbattibili”, non mettevano il giusto approccio mentale in ogni partita, gara, competizione. Quante volte abbiamo visto atleti molto promettenti che in età molto giovane – penso alla categorie Baby e Cuccioli nello sci – stravincevano e poi si sono persi per strada. Ma penso anche ad atleti che si sono limitati ad usare il loro talento e nulla più: un esempio sono Balotelli e Cassano che, appunto limitandosi a usare il loro talento ma senza aggiungerci impegno e determinazione, non sono diventati – come avrebbero potuto diventare – dei super campioni come Ronaldo o Messi». 

Hirscher invece …

«Il talento è certo una caratteristica naturale che, teoricamente, rappresenta un vantaggio nella vita. Se si parla con Hirscher, dirà certamente che il talento l’ha senza dubbio aiutato ma probabilmente aggiungerebbe che non gli è bastato e che ci è voluto molto altro per arrivare ai suoi successi: racconterebbe di quanto allenamento ha dovuto fare, di quanta fatica e quanta costanza ha dovuto mettere nell’essere perseverante, senza mai arrendersi, di quanta forza mentale ha dovuto esercitare per evitare di mollare quando le cose non andavano bene». 

In tutto ciò, che ruolo ha l’allenatore?

«L’allenatore diventa elemento fondamentale per valorizzare il talento, un dono che si deve nutrire con l’allenamento (che non è solo con la ripetizione dell’esercizio), con lo studio, l’indagine e l’approfondimento del gesto tecnico. Il talento e la capacità creativa, devono essere alimentati sempre da nuovi stimoli, per non esaurire il loro potenziale. L’allenatore aiuta ad affrontare una grande impresa e a valorizzare i risultati, porta nuovi stimoli e arricchisce l’allenamento, propone un confronto imparziale ma sempre costruttivo perché “dalla parte dell’atleta”. Credo che un allenatore sia fondamentale per far uscire l’atleta dalla zona di confort creata dal talento. Il professor Ericsson afferma che ci vogliono ben 10.000 ore di lavoro per diventare un campione e sintetizza che il talento può essere sviluppato attraverso quattro passaggi: prendendo coraggio e uscendo fuori dalla propria zona di comfort; con la ripetizione costante dell’esercizio; con la determinazione – forza interiore; con la definizione di un obiettivo ben preciso. Si tratta di quattro presupposti che quasi tutti i grandi campioni hanno». 

Talento e determinazione.

«Non basta il talento e non basta la determinazione. Occorre anche una mente forte, in quanto possiamo essere talentuosi, perfettamente allenati e preparati dal punto di vista atletico, tecnico, tattico ma è inevitabile che prima o poi ci troveremo a dover affrontare delle difficoltà: è proprio in questi tristi momenti di sconforto che dobbiamo essere forti e reagire in modo da trasformarli in momenti positivi, momenti di crescita personale, momenti indispensabili al raggiungimento del successo. Per sintetizzare questa chiacchierata sul talento, mi piace questo esempio: Il talento è come un seme piantato nella terra: per germogliare e fruttificare (vincere nello sport, come nella vita), ha bisogno di essere annaffiato ogni giorno con determinazione (l’allenamento costante e ripetuto) e che le terra venga ripulita costantemente dalle erbacce cattive (la mente infestata da pensieri negativi). Solo in questo modo, quel seme (il talento), darà ottimi frutti (diventare campioni)». 

Responsabilità Sociale SCD

L’insegnamento della pratica sportiva, oltre alla doverosa attenzione allo sviluppo delle capacità coordinative armonicamente con l’evoluzione motoria, ha il compito di trasferire valori fondamentali per maturare in modo sano e nel rispetto del senso civico

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